MLB: Where are u going, Rockies?

Denver, Colorado, 1609 metri sul livello del mare, Montagne Rocciose.

Miami, Florida, 2 meri sul livello del mare, Oceano Atlantico.

Articolo a cura di PlayitUSA

Due concezioni degli Stati Uniti e del vivere in generale completamente diverse ma che nel baseball hanno invece una storia comune: sia i Marlins (ex Florida, ora Miami) che i Rockies hanno visto la luce come franchigie di espansione nel 1993 ed entrambe non hanno mai vinto un titolo di division, seppure tutte e due abbiano già conquistato titoli di National League da wild card ed i Marlins abbiano al loro attivo addiritura 2 World Series.

Nolan Arenado, potenza e fantasia in terza base

Se per la franchigia della Florida nemmeno questo pare l’anno giusto per sfatare il tabù divisionale (la squadra langue sul fondo della NL East con un record di 15-28), per Colorado le cose potrebbero, il condizionale è d’obbligo dopo un solo quarto di stagione, essere diverse in quanto i Rockies guidano la NL West con un record di 28-17 (il migliore della National League ed il secondo della MLB dietro solamente agli Astros) e due partite di vantaggio sulla coppia formata dagli attesi Los Angeles Dodgers e dai più sorprendenti Arizona Diamondbacks. Chiaramente tutto è da prendere con le pinze in quanto non è necessario spostarsi di division per ricordare il tracollo avuto dai Giants di San Francisco dopo il break per l’All Star Game nella scorsa stagione ed anche i Rockies esattamente 365 giorni fa vantavano un record in pareggio, 21-21, che dal giorno dopo passò in negativo e non si risollevò più fino al 75-87 finale.

Con un nuovo allenatore, una rotazione nuova per 3/5, un closer con tante incognite e tanti nuovi volti in campo non era scontato che i Denverites iniziassero a dare seguito ai pesanti investimenti della offseason (i 97 milioni spesi sono il 5° dato della lega) ma le cose hanno iniziato da subito a girare per il verso giusto.

Partendo dai lanciatori, il dato che salta agli occhi è il grande miglioramento della ERA, passata da 4,91 nel 2016 all’attuale 4,37, pur rimanendo il Coors Field con la sua aria rarefatta un ballpark che favorisce molto i battitori. Pur orfana di Chad Bettis (attualmente in cura per un cancro ai testicoli), Jon Gray (fuori almeno fino a metà-fine giugno per un infortunio al piede) e Tyler De La Rosa (fine contratto) la rotazione ha fatto un passo in avanti notevole grazie a tre innesti giovanissimi ma subito produttivi: Antonio Senzatela e German Marquez, venezuelani di 22 anni, e Kyle Freeland, prodotto locale nato e cresciuto a Denver. Qui di seguito i loro numeri principali:

 

RECORD ERA
Antonio Senzatela 6-1 3,67
Kyle Freeland 5-2 3,31
German Marquez 2-2 4,34

 

Greg Holland, the great closer

Paradossalmente proprio i due elementi più esperti della rotazione, Tyler Anderson e Tyler Chatwood, sono quelli che hanno più problemi di tutti e non è escluso che uno di questi possa ricalibrarsi qualche tempo in AAA quando tornerà Gray dall’infortunio. Pur con qualche eccezione (nella fattispecie Jordan Lyles e Carlos Estevez) anche il bullpen non ha cattive prestazioni e sta godendo della rinascita di Greg Holland: il closer, lasciato libero dai Royals in offseason dopo aver saltato tutto il 2016 per recuperare dalla TJS, ha già ottenuto 19 salvezze con due soli punti subiti in 20 apparizioni per una ERA irreale di 0,96.

Passando ai battitori, invece, i dubbi venivano dall’acquisizione di Ian Desmond per farlo giocare in prima base ed il suo infortunio in spring training (dito della mano rotto) aveva aumentato ancora i dubbi sulla mossa, ma una volta tornato disponibile l’ex Rangers ha fatto ricredere i critici con una serie di buone prestazioni offensive. Il problema è che il ruolo di 1B è occupato da quello che è al momento uno dei migliori performer della lega, Mark Reynolds, il quale ha una media di .323 con 12 HR e 39 RBI. Il manager Bud Black ha allora optato per una rotazione che coinvolge anche gli esterni Gerardo Parra e Carlos Gonzalez, in modo tale che tutti e 4 i giocatori abbiano sufficiente playing time. In doppia cifra di HR è già arrivato anche il 3B Nolan Arenado, 11 con 30 RBI e la solita efficienza in fase difensiva grazie a giocate straordinarie, mentre pure Charlie Blackmon sta avendo by far la sua migliore stagione offensiva con 9 HR, 33 RBI e una OBP di .358. In un gruppo di giocatori in cui anche i backup (Pat Valaika, rookie, e Alexi Amarista) stanno rendendo sopra le attese, si debbono riscontrare due note negative: la prima è lo stesso Gonzalez, il quale però ha battuto valido in 9 delle ultime 10 partite e ha portato la sua AVG dal .188 del 10 maggio al .221 attuale, mentre la seconda è lo SS Trevor Story, che nonostante 6 HR viaggia con una media battuta di .180 ed al momento è in DL per un problema alla spalla.

L’interrogativo che ci si deve porre al momento è ovviamente uno: questi Rockies sono for real? Sono destinati a continuare o sono destinati a spegnersi lentamente? Con l’esplosione di Reynolds (che fa comunque seguito a un buon 2016) i Rockies si trovano fondamentalmente con un titolare in più e con la presenza di backup di livello possono vantare una profondità offensiva che fa invidia a molte squadre MLB; a tutto ciò si aggiunge che ancora non si è visto all’opera uno dei migliori giocatori del 2016, il 23enne LF David Dahl, il quale dalla sua chiamata in MLB a fine luglio aveva prodotto una media battuta di .315 con 7 HR e 42 RBI. Il reparto più a rischio pare essere quello dei lanciatori, dove la giovane età e l’inesperienza di buona parte dei partenti potrebbe patire più avanti. Come già detto in precedenza, però, il ritorno di Jon Gray, porterà buona profondità anche qui, e c’è da considerare anche la variabile Jeff Hoffmann: il 24enne propetto dell’organizzazione, contropartita dai Blue Jays nella trade per Troy Tulowitzki, si è a sua volta comportato ottimamente nelle sue apparizioni spot in MLB ed è senza dubbio in rampa di lancio per un futuro roseo.