L’ennesimo anno zero di Vancouver

La stagione a Vancouver è iniziata dopo 17 anni senza i gemelli Sedin, uguali oltre che per l’aspetto fisico anche per l’impatto con il quale sono entrati prepotentemente nell’elite dell’intera NHL, performando praticamente in modo simile ogni tipo di statistica d’attacco, tanto da ottenere un impressionante numero di riconoscimenti come l’Hart Memorial Trophy, l’Art Ross, il King Clancy Memorial, il Ted Lindsay Award e molteplici apparizioni da All Star.

Il team, grazie anche ai loro servigi, è riuscito per due stagioni consecutive a vincere il Presidents Trophy perdendo nei playoff del 2011 la serie più importante contro Boston alla bella con un perentorio shutout.

Quel che ha caratterizzato spesso la franchigia della British Columbia è stata la capacità di resettare un’epoca ripartendo sin da subito con un nuovo gruppo di giovani dalle ottime referenze e da un luminoso futuro.

Dopo il declino post Stanley Cup Run anni 80 risorsero col primo e sesto round dell’Entry Draft 1988 e 89 dove scoprirono e fecero sbocciare la forza e il talento sovrumano del giovane capitano Trevor Linden (oggi presidente) e di Pavel Bure, hall of famer e campione senza tempo. Grazie alle due stelle ritornarono alle Finals nel 1994 inchinandosi in gara 7 solo ai Rangers e al miglior giocatore della storia, Marc Messier.

Al termine di questa epoca ricominciarono ancora una volta da capo fino a diventare di nuovo clienti abituali dei playoff per merito del trio “West Coast Express” Naslund-Bertuzzi-Morrison ad inizio secolo.

Anche con l’avvento di Jim Benning a general manager si è puntato ad investire nel futuro, sacrificando magari qualche stagione (tranne la prima del 2014 dove si superarono i 100 pts per la nona volta) con la cessione o il mancato rinnovo di parecchi veterani e cercando giovani scommesse o basse scelte al Draft, avvalendosi poi dallo scorso anno di Travis Green, head coach debuttante.

Oggi, senza i formidabili fratelli e capitani, si è ripartiti per un “Anno Zero Numero 5” e a quanto pare, almeno finora, i presupposti sembrano ancora una volta rosei.

Un altro primo giro potrebbe essere ricordato a vita nelle gesta di questa simpatica squadra a foglia d’acero: parliamo ovviamente di Elias Pettersson, preso come quinto assoluto! L’unica cosa che sta frenando il suo sensazionale esordio in NHL è un infortunio al ginocchio destro subìto a Montreal che per circa due settimane ha interrotto un percorso incredibile e preventivabile da nessuno.

Ha raggiunto le 22 reti stagionali (42 punti, numero uno tra i debuttanti) con il primo hat trick della carriera contro i Senators, divenendo il terzo più giovane della storia ad effettuarlo dopo Jordan Staal e Patrick Laine. Ha così maturato un performance bonus previsto al quale si è aggiunto quello per la convocazione agli All Star Game per 425.000$ totali. Immaginiamo ne seguiranno altri.

Inoltre è stato nominato rookie del mese di Dicembre e viene messo in testa ai pronostici per vincere il Calder Memorial Trophy. E’ solo la settima “matricola” ad aver segnato 7 game winning goal in una speciale classifica condotta da Steve Larmer (1982) e Marek Svatos (2005) con 9.

Si era già fatto notare negli IIHF World Junior Championship 2018 quando raggiunse la medaglia d’argento con la Svezia. E’ pure divenuto il quinto giocatore in attività a realizzare 40 punti nelle prime 40 partite unendosi ad Ovechkin, Crosby, Malkin e McDavid e il settimo a segnare 20 gol come Matthews, Boeser, Laine e ai quattro campioni poco fa nominati.

Insomma, un probabile dominatore del prossimo ventennio a cui non manca l’attitudine al lavoro e al sacrificio tanto da fargli dichiarare “If you work hard and believe in something, I think everything is possible”!! La sua assenza viene tamponata dalla chiamata di Adam Gaudette (AHL).

I Canucks sono una squadra tra le prime otto per età media (26.4) ma le stelle in roster, i profili sui quali costruire il futuro, sono quelli più giovani (21.8). Oltre allo svedese le due star su cui vertono le speranze di tutta la dirigenza e che si stanno confermando tali sono Bo Horvat e Brock Boeser, 44 anni in due.

Il primo, subito dopo Pettersson per punti, è prossimo a superare lo score dell’anno passato mentre il secondo, dietro Barzal nell’ultimo Calder Trophy, è rientrato al top della forma dopo l’infortunio che ne ha rallentato le prestazioni.

Nonostante la sua assenza Vancouver si è proposta come il miglior attacco di tutta la lega nel primo quarto di stagione, grazie soprattutto alla vena realizzativa di Jake Virtanen (6 gol in 8 partite), ventiduenne ala destra e altra scommessa al Draft 2014, che però ha poi subito un calo di prestazioni come tutto il reparto.

In questa politica di rebuilding giovanile è stato confermato l’attaccante moscovita Nikolay Goldobin, spesso in prima linea come ala sinistra (lui che è ala destra naturale) vista la grande abilità negli assist dove eccelle rispetto ad una bassa percentuale di gol per tiri (7,5%).

E’ stata mandto invece ai Kings nella midseason trade Brendan Leipsic, che lo scorso anno aveva dato manforte ad Horvat e Boeser.  E’ rientrato alla grande in seconda Sven Baertschi, attaccante svizzero rinnovato a complessivi 10/M per tre anni, da cui ci si aspetta molto soprattutto a seguito dell’ottimo inizio con 6 punti in 9 match. I veterani Eriksson e Sutter (da poco tornato dall’upper-body injury), insieme a Granlund e Tyler Motte, accompagnano la crescita dei giovani.

Hutton, Pouliot e Troy Stecher sono rimasti in gruppo non avendo fatto rimpiangere Gudbranson, Tanev ed Edler, tornati arruolabili in difesa una volta finiti gli acciacchi, con questi ultimi due in odore di trade per arrivare a Dougie Hamilton.

Anche in questo settore si pensa al futuro con la 2018 first-round pick Quinn Hughes pronto ad entrare in roster insieme ad Olli Juolevi, 20enne e ottimo nello scorso campionato finlandese, affiliato agli Utica Comets proprio come Thatcher Demko, lui però già inserito in rosa per Anders Nilsson, prossimo unrestricted free agent, passato di recente ai Senators. Un ruolo, quello di goalie, affidato ancora a Jacob Markstrom, poco protetto con più di 1000 tiri già ricevuti.

Ripartire da capo e trovare in ogni settore dei prospetti giovani a cui affidarsi nelle prossime annate non è una brutta idea, così come lottare immediatamente per raggiungere i playoff e far crescere i propri ragazzi. Comunque andrà sarà un successo per Vancouver e l’ennesimo Anno Zero della sua storia si presume porterà ancora a grandi soddisfazioni.