Week 14: L’ultimo quarto

Se con un po’, ma neanche troppa, di fantasia volessimo immaginarci la regular season come un’unica partita, con gli scontri di ieri si può dichiarare l’inizio dell’ultimo quarto di gioco, il periodo in cui sbagliare non è più possibile, ed una singola giocata può risultare determinante per l’esito della contesa, o stagione in questo caso: bentrovati cari lettori, mettetevi comodi che ho da raccontarvi ben 14 partite.

Articolo a cura di PlayitUSA

Vorrei partire dal 38 a 10 con cui Green Bay ha annichilito Seattle: dopo l’umiliante 42 a 24 con cui i Redskins avevano regolato i Packers, troppi (me compreso) avevano frettolosamente tagliato Green Bay da ogni discorso per i playoff… dimenticandosi quanto un Aaron Rodgers “offeso” dalle troppe (ed ingiuste) critiche ricevute possa essere pericoloso. 18 completi su 23 per 246 yards e ben tre TD, contro la menomata Legion Of Boom: citando Stephen A. Smith, “Aaron Rodgers is a baaaad man”, e con la prestazione di ieri lo ha dimostrato ancora una volta.

Mai dare per morti i Packers: con prestazioni del genere di Aaron Rodgers (numero 12) e Jordy Nelson (numero 87), già autore di 12 TD, i playoff sembrano tutto fuorchè impossibili.

Imbarazzante invece la prova di Seattle, derisa da una squadra senza un gioco di corse in difesa e capace di collezionare ben 6 turnovers in attacco: gli intercetti lanciati da Wilson sono stati cinque, ma, a sua difesa, giocare un intero pomeriggio a scappare dalla defensive line avversaria solo per salvarsi la pelle, probabilmente può portare a prestazioni così disastrose.

Seattle si mantiene saldamente al comando della NFC West, sull’8-4-1, ma con prove offensive come quella vista ieri o contro Tampa Bay, pensare di poter fare strada ai playoff appare ridicolo; Green Bay invece, sul 7-6, tenterà di sfruttare un calendario meno impegnativo di quello di Detroit per arrivare a giocarsi un posto ai playoff proprio contro i Lions all’ultima giornata. Nota bene: mai dubitare di Aaron Rodgers.

Interessante invece la situazione per quanto riguarda la NFC South. Il netto successo di Atlanta contro Los Angeles, 42 a 14 ha fornito un segnale forte a coach Quinn: la propria squadra è in grado di vincere anche senza la propria stella, Julio Jones.

Sono bastati tre miseri secondi per capire come sarebbe andata a finire la partita: sul kickoff, Mike Thomas non è riuscito a ricevere il pallone, causando un fumble recuperato da Atlanta, che ha sfruttato pienamente tale regalo andando immediatamente a segno con Justin Hardy.

Da lì in poi la contesa è stata un monologo Atlanta, capace di realizzare due touchdown grazie alla difesa, prima con una pick six del rookie Deion Jones e poi con un fumble riportato in endzone da Vic Beasley, incontenibile per la linea offensiva dei Rams come testimoniano i suoi 3 sacks.

Ennesima umiliazione per i Rams, autori di ben 5 turnover, e altro record rotto da coach Fisher: con la sconfitta di ieri, 165esima in carriera, raggiunge Dan Reeves al comando della classifica di allenatori con più sconfitte nella storia della lega.

Ci si aspettava uno shootout fra Bucs e Saints: il 16 a 11 con cui Tampa Bay ha sconfitto New Orleans, non solo regala a Winston e compagni la quinta vittoria di fila, ma evidenzia, ancora una volta, i progressi della difesa di Tampa Bay che ha concesso solamente 12.8 punti a partita in questa streak.

Per la prima volta in carriera, tempi del college compresi, Jameis Winston non trova la endzone: ai Bucs bastano un TD di Martin e tre piazzati di un Aguayo sempre più in crescita, anche perchè quando tieni fuori Drew Brees dalla endzone (intercettandolo tre volte), probabilmente i Saints perderanno.

Domenica prossima Winston e compagni saranno impegnati contro Dallas, ma con una consapevolezza: questi Bucs possono giocarsela con chiunque. In una delle tante partite sature di turnover, Carolina si impone per 28 a 16 contro i sempre più decimati San Diego, squadra che ieri ha perso per infortunio Melvin Gordon e Bosa. Ai Panthers per vincere basta una partenza sprint: il 23 a 7 con cui è finita la prima frazione di gioco ha permesso ad un ancora mediocre Cam di poter gestire con tranquillità il vantaggio nella seconda parte di gara.

I risultati di ieri rendono ancora più avvincente la battaglia per la AFC South: il 22 a 17 con cui Houston si è imposta su Indianopolis inguaia notevolmente Luck e compagni, anche se in cima alla division si issano i Tennessee Titans, che la spuntano contro Denver per 13 a 10.

Andrew Luck (numero 12) non vede arrivare Jadaveon Clowney (numero 90): con una difesa del genere i playoff sono alla portata di Houston.

A trascinare Houston al successo ci hanno pensato il kicker Novak e la difesa, che intercettando Luck per due volte ha regalato all’attacco un’ottima posizione di campo, sfruttata solo parzialmente con due FG.

L’unica segnatura dei Texans porta la firma di Lamar Miller, che ha guadagnato 107 yards su 21 portate: ancora insufficiente Brock Osweiler, in grado di lanciare solamente 147 yards accompagnate da un intercetto.

Vincere una partita in cui il proprio QB completa solo 6 passaggi è alquanto improbabile (‘member Tim Tebow?), eppure grazie ad un ottimo gioco di corse in grado di guadagnare 180 yards e compensare alla pochezza del gioco aereo, aiutato anche ad una difesa in grado di annullare completamente il running game dei Broncos, Tennessee riesce a vincere una partita che alla vigilia sembrava destinata a veder trionfare i Broncos: il lavoro della difesa di Denver è stato come sempre ottimo, vedere il 6 su 20 di Mariota per credere, ma quando converti solamente 3 terzi down su 11 tentati, a nulla serve avere due receiver sopra le 100 yards (Sanders e Thomas).

La stagione di Tennessee e di Houston si deciderà tutta con lo scontro diretto previsto per week 17, mentre per i Broncos la possibilità di rimanere esclusi dalla postseason si fa sempre più concreta. Ennesima sconfitta per i Jaguars, questa volta per opera dei Vikings per 25 a 16: in una giornata in cui miracolosamente i turnover fatti registrare da Jacksonville sono zero, a pesare sono le 14 penalità accumulate dalla squadra di coach Bradley (sempre più lontano dalla Florida). Minnesota sul 7-6 è ancora in lotta per una wild card, anche se al momento sembra essere la squadra con meno inerzia della division, Bears a parte.

Vittorie fondamentali in ottica playoff arrivano invece da Lions, Dolphins, Steelers e Redskins. Vince come sa, ovvero in rimonta, Detroit, superando per 20 a 17 dei generosi Chicago Bears: sul 13-3 i Lions hanno ben deciso di complicarsi la vita, concedendo un TD a Meredith seguito poco dopo da una pick six di Stafford, che per l’ennesima volta con le spalle al muro è stato in grado di tirare fuori il proprio meglio, riportando in vantaggio Detroit con portando personalmente la palla in endzone.

Il successivo drive, quello dell’eventuale pareggio, è stato costellato da penalità dei Bears che hanno annullato almeno due giocate che avrebbero dato alla squadra di coach Fox la possibilità di portare la partita ai supplementari. Detroit si porta così sul 9-4, ma ad attenderli ci sono Giants, Cowboys e Packers.

In una partita colma di turnover, ben 7 alla fine, Miami resiste alla rimonta dei Cardinals, scampandola per 26 a 23 con un calcio di Franks. Sotto una copiosa pioggia si perde da subito il conto degli errori: oltre ai 5 turnover fatti registrare nel solo primo quarto, a pesare ad Arizona sono gli errori di Catanzaro, che prima sbaglia un extra point, poi un field goal per poi vedersi bloccare un altro extra point, poi riportato in endzone da Miami per 2 punti, rendendo così vani due TD messi a segno da Palmer nell’ultima frazione di gioco. Miami si porta così sull’8-5, ma facilmente dovrà fare a meno di Tannehill da qui a fine stagione: per lui si teme la rottura del crociato.

Incredibile Le’Veon Bell (numero 26): 913 yards from scrimmage nelle ultime 4 partite.

Il 27 a 20 con cui Pittsburgh taglia Buffalo dalla lotta playoff è un one man show di Le’Veon Bell: oltre ad aver messo a segno ben 3 TD, l’imprendibile RB degli Steelers ha guadagnato 298 yards totali, giocando su un campo reso pesante da un’abbondante nevicata. Sono dunque perdonabili i tre intercetti lanciati da Big Ben Roethlisberger, a lungo fuori sincro con i propri ricevitori: con un Bell così non andare ai playoff appare alquanto improbabile.

Ritornano ai successo i Redskins, vittoriosi 27 a 22 contro gli Eagles, in una partita decisa in cui decisa da big plays: a rompere la partita ci pensa l’ex DeSean Jackson con un TD da 80 yards in cui ha ricordato alla propria ex squadra quanto nonostante l’avanzare dell’età lui rimanga sempre pericoloso e poi, sul 22 a 21 per Philly, Chris Thompson con una corsa da 25 yards finita in endzone ha regalato alla squadra di coach Gruden il vantaggio decisivo. Sul 7-5-1 Washington resta ancora in corsa per giocare a gennaio.

Fra le squadre che nulla più hanno da chiedere a questa stagione, si registrano le vittorie di Cincinnati e dei New York Jets: sotto una fitta nevicata i Bengals si impongono per 23 a 10 sui Browns, mentre i Jets sono passati ai supplementari contro i sempre più putridi 49ers.

Un avvio da 20-0 (ennessimo PAT sbagliato da Nugent) è più che sufficiente ad archiviare la pratica Browns: due i TD di Eifert, inframmezzati da un rushing TD di Jeremy Hill, autore di un’ottima prova da 142 yards totali. Dopo un ottimo inizio, i 49ers confermano la loro inabilità di giocare per più di 15 minuti: dopo i 14 punti messi a segno in meno di cinque minuti, l’attacco di San Francisco si è spento totalmente, permettendo a dei Jets orfani di Forte (infortunio al ginocchio, verrà valutato oggi) prima di portare la partita ai supplementari e poi di vincere grazie alle due segnature di Bilal Powell, autore di una fantastica prestazione da 179 yards complessive.

Si interrompe a 11 la streak di Dallas: il 10 a 7 con cui i Giants hanno battuto i Cowboys conferma per l’ennesima volta il paradigma “Defense wins championship” e mette in risalto l’ottimo lavoro svolto dal GM Jerry Reese in offseason nel rinforzare la difesa. In una partita tutto fuorchè spettacolare (6 i turnover totali), il risultato finale è determinato dall’impareggiabile big play ability di Odell Beckham Jr: un intercetto di Leon Hall rimette la palla in mano a Manning, che su 2&10 pesca Odell Beckham, che da una banale traccia slant ricava 6 punti grazie all’impareggiabile velocità con cui OBJ fa passare notti insonni al defensive coordinator di turno. Sorprendente che per riassumere una partita del genere mi basti parlare di una sola giocata, ma il fatto che l’esplosivo attacco dei Cowboys sia tenuto a soli 7 punti dovrebbe spaventare la NFC intera: vincere contro questi inediti Giants, trascinati dalla propria difesa, appare più difficile che mai.

Colgo l’occasione per ringraziarvi della vostra, oramai abituale, presenza nella sezione commenti qua sotto, e come ogni lunedì vi reinvito a farmi sapere la vostra opinione su questa domenica di football di qualità alquanto mediocre.
Anche per oggi è tutto cari lettori.

A lunedì prossimo!