Texans, un inizio complicato

Grandi aspettative, enormi delusioni. Può essere questo il riassunto del kickoff game degli Houston Texans. Tafazziani, come la miglior Inter, campioni estivi smentiti dai primi tramonti anticipati del sole pre-autunnale. I Texans si confermano per l’ennesimo anno squadra dell’estate. Il problema è che si gioca nella parte triste dell’anno. Stagionalmente parlando.

Articolo a cura di PlayitUSA 

L’uragano, il fundraising, #TexansStrong, quello che volete ma poi il campo –inesorabilmente- parla. Responsi incontrovertibili. Il KickOff Game con Jacksonville è stato, senza mezzi termini, una tragedia: difesa, attacco e – se ce ne fosse uno- centrocampo hanno recitato una parte che spetta- solitamente- a quelli destinati a record negativi. Tipo, che so, 4-12. Tipo i Browns. Non si sa mai, è presto per fasciarsi la testa, resta comunque il fatto che i Jaguars hanno dominato. Ad un certo punto, chi ha visto può darne testimonianza, sembrava che quelli con la difesa da SuperBowl fossero loro, i giaguari di Jacksonville. Una statistica su tutte, 10 sacks. 10.

La OLine di Houston è a dir poco vergognosa. Ma, se dobbiamo guardare dal vicino per consolarsi, anche quella di Seattle sconfitta da Green Bay nell’America’s Game of the Week, non è tanto meglio. Tralasciando fazzoletti e cerotti diciamo pure – senza timore – che il front seven offensivo texano fa piangere: creava imbarazzo vedere come venivano spazzati via allo snap lasciando Tom Savage – finito ma nemmeno iniziato- immobile come una statua al Madame Tussaud – tranquilli non ne avrà mai una – pronto (?) ad essere caricato. D’altro canto la DLine di Jacksonville è stata monumentale, record di franchigia per sacks in una partita, del probowler Calais Campbell che sembrava JJ Watt di qualche anno fa, magari – diremo più avanti- di quest anno, certamente però non di questa
partita.

La mano di Doug Marrone sui Giaguari si vede. L’hanno chiamato per dare un’impronta e plasmare quel talento – fino ad ora sprecato- e l’acuta osservazione del gameplan dice che, per ora, ci sta riuscendo: Blake Bortles in crisi? Giochiamo “sulla terra”, 155 yards ottenute, Fournette – il rookie- un ottimo esordio. Sto scrivendo troppo dei Jags? Nessun problema, cambiamo aria e torniamo a guardare ai Texani. Se la OLine è stata disastrosa, il gameplan d’attacco – anche per concausa- ha avuto serie difficoltà a “muovere la catena”. L’immobilismo di Savage, incapace di trovare il tempo e muovere le gambe, l’ha definitivamente (?) condannato. Il system guy di O’Brien non ha mantenuto le promesse di una buona preseason e, all’halftime, ha lasciato il posto al rookie, scelta 12 al draft, Deshaun Watson.

Che nonostante un intercetto ed un fumble è riuscito a mettere a segno 1 td e più di 100 yards lanciate. Di Watson non sono tanto le statistiche numeriche a far ben sperare quanto la dimostrazione incontrovertibile di saper gestire “pace and tempo” delle azioni, la capacità di leggere le azioni magari anche “stralanciando” oppure andando a cercarsi – su corsa- il down e la non trascurabile alchimia con DeAndre Hopkins. La linea difensiva, guardando dall’altro lato del campo, non ha impressionato. 1 sack solo messo a segno, tackles lasciati più che altro alle secondarie e una, naturale, incapacità di operare il pass rushing. JJ Watt, per la cronaca, è la brutta copia di quello conosciuto, ed è comprensibile dato l’anno d’inattività. Mercilus e Clowney pure. Ma ci auguriamo sia la polvere estiva che dev’essere scansata di dosso.

La settimana è corta per i Texani, impegnati nuovamente giovedì sera con i Bengals. Una sfida da dentro-fuori anche in previsione della sfida di domenica tra Titans e Jaguars. Trovarsi con un record negativo di 0-2 – per tanto si tratti della AFC south – potrebbe costare veramente caro a Houston che si ritroverebbe a dover pensare già al 2018 anzitempo.