Eligibles: storie dalla free agency NFL, quarta settimana

Manca meno di un mese al draft, quasi tutti i nomi più importanti disponibili nel torbido stagno della free agency hanno trovato una soluzione per il proprio 2018 e di cose da raccontarvi sotto questo punto di vista non ce ne sono molte: come lo scorso anno Eligibles si concentrerà di più su ciò che sta succedendo nel variopinto mondo NFL, non esclusivamente sui movimenti dei vari rosters.

Articolo a cura di PlayitUSA

1) La mossa più inspiegabile di tutta la free agency

Mi sarei aspettato di tutto dalla vita, anche che nel 2018 Gorbačëv-Di Maio e Reagan-Salvini tentassero di dialogare per creare un governo, ma di iniziare una rubrica di football americano parlando di un punter… no.
Venerdì scorso il buon Jon Gruden è riuscito a mettere un altro importante mattoncino nella costruzione della sua opera maestra, ovvero quella di riportare il football nel 1998: siccome voglio creare ancora un po’ di suspence, sarò più autoreferenziale del solito chiedendo “Perchè, cos’ha fatto?“.

Sbarazzarsi di un punter in grado di fare anche ciò non mi sembra una buona idea.

Venerdì scorso Jon Gruden ha tagliato prima di tutto il tight end Clive Walford -prontamente ingaggiato dai Jets- rimanendo così con un solo catching tight end -Jared Cook- ma, soprattutto, ha scaricato l’eccentrico Marquette King, uno dei migliori punter attualmente presenti nella National Football League: i suoi precisissimi punt spesso e volentieri morti dentro le 20 yards degli avversari ed accompagnati da bizzarre -ma mai corny– esultanze lo hanno rapidamente portato ad essere uno dei giocatori più riconosciuti ed amati in un ruolo che spesso nemmeno viene considerato parte del gioco.
Tutto ciò salverà solamente 2.9 milioni di dollari ed a questo punto chiedersi se sacrificare uno dei migliori punter della lega per poco meno di tre milioni sia una buona idea è assolutamente legittimo: a quanto pare questa mossa è stata progettata per lanciare un messaggio alla squadra, anche se al momento capirne il significato sembra essere impossibile.
Forse Gruden vuole lasciarci intendere che giocherà ogni singolo quarto down no matter the distance o più probabilmente conferma un fatto troppo triste per essere detto a voce alta: la NFL -commissioner, presidenti, front office ed allenatori- non impazzisce all’idea che una persona possa essere a proprio agio essendo sempre e comunque sé stessa.
Fra un po’ ritorneremo su questo discorso.

2) Ma… i Rams?

Oramai i sette giorni di copertura di Eligibles erano finiti, doveva solo passare senza particolari colpi di scena la notte fra martedì e mercoledì… ed ecco nuovamente i Los Angeles Rams alla carica: per la loro prima scelta ed una al sesto giro i Rams hanno ricevuto dai Patriots Brandin Cooks ed una scelta al quarto giro del prossimo draft.
Sostanzialmente New England dalle trade che prima lo hanno portato a Foxboro’ e poi a Los Angeles ci ha guadagnato un anno di servigi “semi-gratis”, un salto dalla trentaduesima posizione al primo giro dello scorso anno -data ai Saints- alla ventitreesima del 2018 e più di otto milioni in termini di salary cap: servirà tempo per capire se New England abbia fatto una mossa scriteriata o meno, ma analizzando il tutto con calma il senso non manca.
Dall’altro lato Los Angeles ha aggiunto un’arma potenzialmente letale nonché un deciso upgrade rispetto al dipartito -e strapagato- Sammy Watkins ed ha fatto intendere una volta per tutte che il bottone win now mode è stato premuto già dall’eliminazione ai playoff da parte dei Falcons: per quanto fantastico sembri il 2018 L.A. nella prossima offseason ci saranno Cooks e Donald in scadenza, Joyner sotto la franchise tag, Suh da rinnovare in caso giochi un buon campionato, Talib trentatreenne e Whitworth verso i 38. Non dimentichiamoci che Gurley e Goff giocano sotto contratti da rookie: il 2018 promette veramente bene, ma il 2019 potrebbe essere un disastro per i Rams nel caso venissero da una stagione sottotono.

3) Un backfield aperto al pubblico

Quasi certamente drafteranno un quarterback ed inizieranno l’ennesima ricostruzione: non sto parlando dei Browns, ma dei New York Jets che, dalle mosse che stanno facendo, sembrano lasciare intendere che non sono particolarmente interessati ai risultati del 2018 ed acquisizioni come Bridgewater, Pryor e Rawls ne sono la più palese dimostrazione.
Dopo aver messo sotto contratto il talentuoso ma inespresso Isaiah Crowell, New York ha raddoppiato assicurandosi pure Thomas Rawls, altro giocatore che potrebbe scriverci uno Zibaldone sul significato della parola “inespresso”: il backfield ora assume una conformazione decisamente intrigante in quanto vicino al rispettato ma mai amato abbastanza Powell troviamo due runningbacks tranquillamente in grado di accumulare 15-20 tocchi a partita.
Non dimentichiamoci neppure della presenza Elijah McGuire che la scorsa stagione ha mostrato sprazzi di brillantezza nel poco tempo concessogli: la strategia del front office dei Jets è ammirabile, in quanto stanno dando a giocatori che finora hanno deluso le aspettative varie opportunità di esprimere il proprio valore in vista di un posto nel roster del 2019, anno in cui teoricamente si dovrebbe ricominciare a fare sul serio.
Un saluto a tutti i fantasy owner che con il ritiro di Forte erano convinti che finalmente Powell potesse essere il featured back: sarà per la prossima volta.

4) Minnesota non ne sbaglia una… per ora!

La NFC North Kendall Wright la conosce già discretamente bene.

La carriera di Kendall Wright non è mai decollata e probabilmente non sarà mai in grado di giustificare la ventesima scelta assoluta con cui Tennessee lo draftò nel 2012, ma sicuramente se nel contesto giusto può contribuire al successo di qualsiasi squadra: l’anno scorso è riuscito ad essere il leading receiver dei Chicago Bears in uno dei passing game più asettici della lega, mostrando comunque un buon fiuto per l’ovale ricevendo circa il 65% dei palloni a lui indirizzati.
I Minnesota Vikings, troppo concentrati per lasciarsi sfuggire questo fatto, se lo sono assicurati con un contratto di un anno che può essere visto come classico esempio di prove it deal: con lui tranquillamente utilizzabile dalla slot, Adam Thielen potrà ricevere la maggioranza degli snap nella più congeniale posizione di wideout andando così a formare con Diggs uno dei più temibili one-two punch di tutta la NFL.
Proviamo un attimo a riassumere la situazione in casa Vikings: a guidare l’attacco troveremo Kirk Cousins affiancato dal rientrante Dalvin Cook -Kamara, Hunt e Fournette non possono farci dimenticare quanto sia stato speciale nelle tre partite e mezzo giocate-, Kyle Rudolph e Kendall Wright terranno in apprensione le difese operando in mezzo al campo mentre Diggs e Thielen avranno spazio per vivisezionarle outside the numbers. Tutto ciò con alle spalle la solita difesa: ahia.

5) Let it be

Il dibattito sollevatosi negli ultimi mesi attorno a Josh Rosen mette a nudo tutta l’ipocrisia e la chiusura mentale che permea il mondo NFL: Rosen è figlio di un chirurgo e di una giornalista, è dichiaratamente ateo, non condivide le idee del presidente Trump -non che sia l’unico nella NFL e nel mondo a pensarla così…-, trova paradossale che i giocatori del college non vengano pagati -pure qua, non è l’unico, anzi- ed ha il grave problema di essere troppo curioso e libero pensatore per sottostare ciecamente all’autorità di qualsiasi persona abbia davanti, coach o genitori che siano.
Negli scorsi giorni il suo ex-allenatore a UCLA Jim Mora ha velatamente criticato Rosen per la sua curiosità, definendola come malanno generazionale di questi maledetti Millennials: chi sta scrivendo è solamente un anno più “vecchio” di Rosen e siamo onesti, nel 2018 non si può più solo essere atleti con quella mentalità da soldatino dedito al dovere che spesso diventa un paraocchi ed una scusa per voltare le spalle a quanto succede nel mondo reale.
Trovo francamente disgustoso che i front office di tutta la lega abbiano asterischi sul suo scout report a causa di una indole curiosa e consapevole: senza curiosità probabilmente l’essere umano dovrebbe ancora scoprire la ruota ed in un’epoca in cui è più difficile non informarsi che il contrario, non essere curiosi risulta difficile ed ingiustificabile.
Il fatto che un giocatore voglia sapere il “perché?” delle cose e ricavi sincera felicità dal fare beneficienza non dovrebbe essere una red flag caratteriale, ma piuttosto un plus: non si può usare lo stesso termine per parlare del suo carattere e quello di Tyreek Hill che quasi strangolava a morte la fidanzata all’epoca in dolce attesa.

Però Hill ha corso le 40 yards in 4.25 secondi, ed alla fine è questo ciò che veramente conta… credo.
Anche se il senso dell’umorismo di Rosen non è assolutamente da sottovalutare.

6) Allenamenti all’avanguardia

Aaron Donald è senza dubbio uno dei migliori giocatori attualmente presenti nella NFL: la sua esplosività unita ad un repertorio quasi infinito di movimenti gli hanno permesso di accumulare ben 91 pressures nella scorsa stagione in cui, tra l’altro, ha vinto il primo Defensive Player of the Year Award della carriera.
Per arrivare a ciò ovviamente servono metodi di allenamento efficaci e raffinati… oppure rischiare una coltellata nel caso in cui non si esegua il drill alla perfezione: signori, ecco come si allena Aaron Donald.

7) A mali estremi, rimedi di Brady

Il 2018 non è iniziato nel migliore dei modi per Paxton Lynch: l’arrivo di Keenum in Colorado ha di fatto il retrogusto di ammissione di colpa da parte di Elway e soci, che a questo punto, a due anni di distanza dalla chiamata al draft, devono ancora ricevere qualcosa in ritorno dal proprio quarterback.
Nelle cinque partite giocate finora ha lanciato solamente quattro touchdown -e quattro intercetti- venendo atterrato ben in 18 occasioni: non sicuramente numeri da franchise quarterback, tantomeno da starter.
Con oramai il futuro in NFL discretamente compromesso, Lynch ha deciso di provare una clamorosa hail Maryaffidandosi al magico Alex Guerrero, il body coach di Tom Brady nonché la mente dietro l’oramai famoso TB12 Method: l’ultima cosa di cui ha bisogno un giocatore nella sua situazione sono fastidiosi infortuni -vedasi quello rimediato l’anno scorso contro Oakland- e nonostante Guerrero probabilmente non abbia una bacchetta magica o quant’altro, da quando Brady è seguito da lui non ha praticamente mai rimediato infortuni seri… tagli alla mano a parte.
Funzionerà? Solo il tempo ce lo saprà dire, ma rimane comunque affascinante vedere l’impatto di Brady sulla NFL ed i suoi giocatori.

8) Kelly Tough

Più che mai, Kelly Tough o Strong che sia.

Jim Kelly non sembra possa avere mai pace e, dopo essere stato dichiarato più volte cancer-free, ad inizio marzo la maledizione lo ha colpito ancora, sempre al cavo orale: la scorsa settimana Kelly si è sottoposto ad una lunghissima e delicata operazione nella quale prima hanno rimosso il tumore dalla mascella e dai linfonodi e poi, servendosi anche di pezzi di perone, gli hanno ricostruito la stessa mascella ormai deperita dalla malattia e dalle ripetute operazioni.
Ora lo attendono un paio di settimane di ricovero e soprattutto mesi di screening e controlli per stabilire se finalmente sia, una volta per tutte, libero da questo terrificante incubo.
Piccolo dettaglio: la durata dell’operazione? 12 ore. Speriamo che la potenza del numero dodici lo aiuti a vincere questa battaglia.

9) Il Pro Bowl a Pasqua

Con dei roster da far impallidire quelli degli ultimi Pro Bowl, domenica è andata in scena una partita di flag football decisamente particolare: organizzata ed hostata dal celebre rapper Quavo -membro dei Migos- questa partitella vedeva impegnati fra gli altri Zeke Elliott, Julio Jones, A.J. Green, Alvin Kamara, Von Miller, Marshon Lattimore, Josh Norman e tanti altri giocatori e rapper famosi. A quanto pare a firmare il touchdown della vittoria ci ha pensato Elliott -dunque vittoria del Team Julio- che sembra ancora essere discretamente arrabbiato per la sospensione dello scorso anno: buon per chi lo drafterà al fantasy football.

10) Nuggets!

Continua imperturbabile l’esodo dei quarterbacks: Geno Smith ha firmato per un anno con i Chargers dove andrà a ricoprire il ruolo di vice Rivers, mentre Brandon Weeden, dopo la fugace esperienza a Tennessee, fa il suo ritorno a Houston dove farà da backup a Watson. Continuano i progressi della difesa degli Eagles, che con l’acquisizione di Paul Worrilow danno ulteriore profondità al corpo linebacker. Interessante invece la mossa dei Jets, che mettono sotto contratto l’ex Lions Travis Swanson che a questo punto dovrà nuovamente dimostrare di avere il necessario per essere un centro titolare in NFL.